Tecniche per il trattamento delle setole

Le tecniche descritte per il trattamento delle setole possono essere raggruppate in tre categorie principali, anche se non mancano le combinazioni tra i vari metodi.
Incontriamo, dunque:

1. Applicazione d´impianti che attraversano i margini della setola.
2. Utilizzo di materiali plastici.
3. Ferrature correttive.

Discuteremo a parte della cura delle infezioni secondarie delle setole, che devono essere risolte sempre prima di intraprendere qualsiasi trattamento, rimandando quest´ultimo sino alla completa regressione dei segni di sepsi.

1. Applicazione d´impianti attraverso la setola.

Sono sicuramente le tecniche più utilizzate nella cura delle setole e comprendono: impianti con viti, chiodi, graffe, placche, fili metallici o multifibra e nastro d´ombelico.
All´interno di questa categoria rientrano anche quei trattamenti che, pur non prevedendo l´utilizzo d´impianti esterni, prevedono modificazioni dei margini e degli apici delle setole.
Vengono di seguito descritte:
I. Sutura con graffe interne.
II. Sutura con graffe esterne.
III. Sutura con graffe esterne regolabili descritta dalla Velthuis (Olanda).
IV. Impianto con "hairpin" descritto da O´Grady.
V. Sutura con nastro da ombelico.
VI. Sutura con filo multifibra sintetico descritto da Moyer.
VII. Sutura esterna con fili metallici e viti.
VIII. Impianto esterno di placche e viti.
IX. Tecnica con il ATBD descritta da Blackford et al.
X. Foratura dell´apice delle setole.
XI. Raspatura o solcatura dell´apice delle setole ascendenti.

I. Sutura con graffe interne

Tra tutte le tecniche sopra citate, sicuramente questa è la più utilizzata. Il procedimento prevede l´inserimento di una o più graffe attraverso i margini della setola, con una direzione perpendicolare all´asse della stessa. Tutto il processo può essere diviso in tre passaggi:

1. Preparazione della graffa.
2. Preparazione dei fori per le graffe.
3. Applicazione e stretta delle graffe.

1- Le graffe utilizzate in questo trattamento possono essere facilmente realizzate artigianalmente mediante la lavorazione di un chiodo da ferro sull´incudine. Sono comunque disponibili sul mercato anche graffe.
La lavorazione della graffa inizia con il taglio della testa del chiodo a livello del collo e la battitura di questo fino a renderlo dello stesso spessore del corpo. In fine questa stessa estremità va piegata con un´inclinazione leggermente inferiore ai 90°, rispetto al lato esterno del chiodo.
2- I fori praticati per accogliere la graffa devono essere posti a circa 1 centimetro dai margini della setola e, per ottenere una buona tenuta, devono terminare all´interno di questi, alla stessa altezza e senza interessare i tessuti sensibili.
La realizzazione dei fori si esegue mediante l´utilizzo di piccoli trapani elettrici, a basso numero di giri, o di trapani manuali.
Alcuni maniscalchi, dotati di particolare manualità ed esperienza, per creare il foro che deve accogliere la graffa, infiggono un chiodo di dimensioni maggiori attraverso i margini della setola, lasciandolo in situ per alcuni minuti. Una volta estratto il chiodo, basterà infilare la graffa nel foro così praticato che, essendo di dimensioni leggermente superiori, non creerà problemi al suo scorrimento. Ancora è possibile, con le graffe ottenute dai chiodi, che sono piuttosto abbastanza resistenti, non creare alcun foro, ma batterle direttamente nell´unghia. L´applicazione delle graffe non presenta alcuna difficoltà, eccetto nel caso in cui venga infissa senza un foro di guida.
3- Una volta inserite, le graffe resteranno esposte solo con le due estremità, di cui una già curvata. La stretta delle graffe viene praticata sollevando e al contempo stringendo, con una tenaglia per sferrare il cavallo, da una parte la punta ancora retta e dall´altra il margine precedentemente curvato. L´utilizzo della tenaglia per sferrare, in questo caso, è particolarmente indicato perché, non presentando margini affilati, non si corre il rischio di recidere le estremità della graffa. In seguito, con martello e incassino, vengono piegate sopra la muraglia le due estremità, terminando così la stretta. E´ essenziale avvicinare il più possibile i margini della setola.
A conclusione, il tutto è rifinito e messo in linea con la superficie della muraglia, utilizzando una lama da maniscalco.

II. Sutura con graffe esterne

Questa tecnica prevede la semplice applicazione di graffe, che presentano due punte arpionanti, e vanno semplicemente infisse trasversalmente alla lesione.

III. Sutura con graffe esterne regolabili

Le graffe regolabili, di fabbricazione olandese (Velthuis), costruite in lega d´acciaio anticorrosione, sono formate da tre parti: due braccia arpionanti e un meccanismo che accoglie due guide di scorrimento ed una vite capace di sopportare carichi superiori ai 300 Kg. Le dimensioni della graffa sono di 4 cm in lunghezza per 1 cm in altezza.
Il trattamento comincia con la preparazione dei margini della setola che vanno assottigliati fino al raggiungimento di tessuto sano.
In seguito, seguendo l´angolo dei margini ricurvi delle due braccia arpionanti della graffa, si praticano ai lati della setola almeno 5 mm di distanza da ciascun margine, due aperture di 12 mm di larghezza e 4 mm di profondità, utilizzando una sega montata su Dremmel.
A metà tra le due aperture, che vanno poste almeno 25 mm sotto la corona, va scavata una cavità rettangolare che servirà ad accogliere il meccanismo con la vite.
Posizionata la graffa, utilizzando la vite di regolazione, s´incomincia ad avvicinare i margini della setola, fino a raggiungere una soddisfacente coesione. A questo punto, le due aperture praticate per la graffa vanno riempite con colla a presa rapida (metacrilato di metile).

IV. Impianto con "hairpin" descritto da O´Grady (30).

Questa tecnica descritta da O´Grady prevede una particolare sutura dei margini, con fili d´acciaio inossidabile aventi forma di forcine e la copertura di tutto l´impianto con materiale composito.
Il trattamento incomincia con la pulizia della setola e la separazione, ma senza creare inutili emorragie, dei suoi margini, servendosi di un coltellino inglese o di un Dremmel. In questo modo si crea uno spazio sufficiente ad accogliere i fori ed i nodi dei fili. I tessuti necrotici e le parti d´unghia staccate vanno eliminate. In seguito vanno praticati due o più coppie di fori per lato, lungo una linea parallela ai margini della setola e distanti da questi 13 mm. Tutti i fori devono essere posti ad una distanza di 6,4 mm l´uno dall´altro, avere un diametro di 1,2 mm e sbucare all´interno della setola, in corrispondenze del foro controlaterale. Le forcine d´acciaio devono avere una lunghezza di 64 mm ed un diametro di 21 gauge. Queste vanno fatte passare in un bottone ovale, che s´interporrà tra la muraglia e la curvatura della forcina, e quindi inserite con i due rami nelle coppie di fori in precedenza praticate. Una volta inserite tutte le forcine, i rami di queste si troveranno a passere attraverso i margini della setola. A questo punto basterà unirli, allo stesso modo in cui si uniscono i due capi di un filo di ferro. I nodi resteranno all´interno del solco ottenuto dall´allargamento dei margini della setola, in modo tale da non sporgere oltre la superficie della muraglia.
Nel caso in cui la setola interessasse il derma, prima di stringere i nodi, va inserito un drenaggio di gomma sotto i rami delle forcine.
Il drenaggio, formato da un tubo di caucciù flessibile del diametro di 3,2 mm, va inserito nella breccia in precedenza riempita da mastice medicato.
Alla fine, stretti i nodi in modo che durante l´appoggio non si creino movimenti tra i due margini, si passa alla copertura dell´impianto con un composito di polimetilmetacrilato, facendo bene attenzione a riempire la setola. Prima dell´applicazione del composito, la muraglia va levigata e risciacquata con alcol denaturato. Il primo strato di composito viene coperto con un tessuto strutturale forte (Spectra), simile alla lana di vetro, impregnato di composito.
Tale stratificazione deve essere ripetuta per tre volte quindi, bendato lo zoccolo per tre minuti in modo da comprimere la copertura dell´impianto, si passa all´estrazione del tubo di caucciù e all´asportazione del composito in eccesso.

V. Sutura con nastro da ombelico.

Questa tecnica si utilizza solo nel trattamento delle setole verticali complete e incomplete, che originano dalla superficie plantare della muraglia.
Prevede la realizzazione di punti in "U" orizzontali collocati attraverso canali preformati in direzione verticale e parallela alla frattura partendo dalla superficie plantare della muraglia, in prossimità della linea bianca, seguendo la direzione che si darebbe ai chiodi durante la ferratura. Il nastro va inserito nei fori seguendo lo schema lontano-vicino, vicino-lontano, dopo di che si passa alla legatura dei capi del nastro. La sutura è quindi coperta con un qualsiasi materiale plastico di quelli utilizzati nella riparazione della muraglia.
Uno studio ha indicato che queste colture eseguite su campioni prelevati dalla setola di un puledro hanno rilevato una popolazione mista di batteri tra cui Escherichia Coli, Staphylococcus aureus e alcune specie di Streptococcus.
Una variante di questa tecnica è descritta in Adams´ La zoppicatura dei cavalli in cui i fori a livello della muraglia, invece di uscire alla stessa altezza, sono sfalsati, per evitare sovrapposizioni e quindi indebolimenti della parete.

VI. Sutura con filo multifibra sintetico.

La tecnica è molto simile alle altre tecniche che prevedono la sutura con nastro ombelicale. In questo caso, però, è utilizzato, come materiale da sutura, un voluminoso multifibra sintetico, formato da 600 fibre e studiato per diminuire al minimo l´azione seghettante sulla muraglia. Per facilitare l´inserimento nei fori del multifibra, questo è stato reso rigido ai capi.
A differenza che nelle altre tecniche, inoltre, il diametro dei fori è maggiore e la copertura finale dell´impianto viene eseguita con l´epossido.
Il lavoro di Moyer è stato applicato a 19 che causavano zoppia e presentavano i segni di un principio d´infezione. In tredici dei 19 casi il cavallo è tornato a correre entro dieci giorni, in due il giorno stesso, mentre nei 4 rimanenti entro due mesi dal trattamento. A tutti i cavalli dello studio, eccetto che a due, che presentavano setole in punta e sono stati ferrati con ferri normali, sono state applicate ferrature a mezza traversa.

VII. Sutura esterna con fili metallici e viti.

Questa tecnica è descritta da vari Autori per il trattamento delle setole ai quarti e talloni.
Le viti, che possono essere di tipo normale o preferibilmente con occhiello, si collocano ai lati della frattura lungo tutta la sua lunghezza, in fori precedentemente praticati.
Le viti con occhiello devono sporgere fuori della muraglia con la porzione terminale del corpo prima dell´occhiello. Fissato un capo del filo di metallo ad una vite, lo si fa passare con direzione obliqua ed orizzontale, da una parte all´altra della setola, roteando le viti, in modo tale da creare un intreccio uniforme.
Nel caso delle viti con occhiello, queste vengono piegate con il martello affinché s´incastrino nella muraglia, imprigionando il filo.
L´impianto va protetto con materiale par la riparazione della muraglia.

VIII. Impianto esterno di placche e viti

L´utilizzo di placche e viti nel trattamento delle setole segue gli stessi principi fin qui seguiti nelle altre metodiche di stabilizzazione dei margini. In questo caso sono utilizzate delle viti, come materiale d´ancoraggio alla muraglia, e una placca, come ponte tra le viti. Come in tutti gli altri trattamenti s´inizia con la pulizia dei margini della setola, facendo ben attenzione ad eliminare tutti i materiali necrotici. A seguito va tagliata e forgiata una banda metallica, capace di coprire per intero la setola nel senso della lunghezza e di arrivare trasversalmente a porzioni sane della muraglia dove va fissata. Riguardo alla forma della placca, questa deve ricalcare perfettamente quella della muraglia, in modo tale da evitare distorsioni o pressioni, che, oltre che rendere instabile l´impianto, potrebbero danneggiare anche la muraglia stessa.

IX. Tecnica con il ATBD descritta da Blackford et al.

ATBD è l´acronimo di Adjustable Tension Band Device e corrisponde a quelle cerniere utilizzate in idraulica per stringere i tubi.
La tecnica consiste nell´applicazione di uno o più ATBD, trasversalmente alla setola, ancorati con due viti, più una terza utilizzata per fissare transitoriamente il meccanismo per stringere.
Gli ATBD devono avere una lunghezza variabile tra gli 8 ed i 9 cm, ed una larghezza tra gli 8 ed i 12 mm. La cerniera idraulica va tagliata a circa 1,5-3 cm dall´impianto con la vite per stringere. Si ottiene così, una banda metallica che attraverserà la setola e rimarrà in situ, ed un meccanismo per stringere che servirà solo a dare tensione alla banda. Il moncone di banda lasciato all´impianto per stringere, servirà per poterlo ancorare, con una vite, alla muraglia. Su questo moncone va fatto un foro di 3,2 mm, che accoglierà la vite d´ancoraggio.
La parte restante del ATBD è ancorata con una 2a vite al lato opposto a quello cui è fissata la porzione con l´impianto d´avvitamento. Anche in questo caso all´apice della banda metallica deve essere praticato un foro di 3,2 mm di diametro.
Ad entrambe le viti d´ancoraggio deve corrispondere un foro preformato sulla muraglia il cui diametro deve essere di 2,7 mm.
Il lato della setola in cui viene posizionato l´impianto con la vite per stringere è indifferente, eccetto nelle setole ai talloni, dove va posto nella parte di muraglia anteriore alla setola. La distanza tra il margine della setola e l´impianto per stringere deve essere tale da lasciare, una volta stretto il meccanismo, uno spazio sufficiente al posizionamento di una 3a vite d´ancoraggio in una porzione sana della muraglia.
Messo in tensione il meccanismo, si continua a stringere avvicinando i margini della setola fino ad ottenere alla tensione desiderata. Durante questa manualità, così come dopo l´inserimento di ogni vite, va controllato, facendo camminare il cavallo, che l´animale non provi dolore. E´ infatti possibile che le viti o i margini della setola comprimano i tessuti sensibili. Raggiunta la tensione desiderata e appurata l´assenza di dolore, si procederà alla creazione di un foro di 3,2 mm, sulla porzione di banda posta tra il margine della setola ed il meccanismo per stringere. La muraglia, invece, deve essere forata con una punta da 9 mm per accogliere la vite che fisserà la banda dall´altra parte della setola.
Fissata la banda, viene tolto il meccanismo per stringere e così anche la vite che lo ancorava. La porzione di banda che sopravanzerà all´ultima vite infissa, sarà tagliata (Immagine 41). Gli Autori descrivono la possibilità di associare a questo impianto l´utilizzo di materiali plastici.
Blackford et al., in un loro articolo, descrivono l´applicazione di questo metodo a 38 setole in 24 cavalli. 17 di questi (di cui, 15 ferrati con ferri normali e 2 con ferri a barra), furono trattati solo con ATBD. I restanti sette furono trattati con ATBD e materiale acrilico, e ferrati con ferrature normali. Di questi ultimi, 3 manifestarono sintomi di infezione. Di tutti i casi, solo uno si risolse in un fallimento, a causa dell´impossibilità di controllare l´evoluzione del trattamento per motivi di distanza. Le recidive furono 3 ed in un caso, dopo che l´impianto si era staccato, fu ripetuto con due viti per lato, invece di una.

X. Foratura dell´apice delle setole.

La foratura dell´apice delle setole è utilizzata per trattare le setole ascendenti. La manualità è molto semplice e consiste nel praticare un foro in corrispondenza dell´apice della setola, con una punta di notevoli dimensioni, fino ad arrivare in prossimità delle strutture sensibili dello zoccolo. Il principio che segue questo trattamento è quello della scomposizione delle forze e, per questo, maggiore è la circonferenza del foro, maggiore sarà la dispersione d´energia. La ferratura, in questo caso, prevede anche il posizionamento di due barbette ai lati della setola.

XI. Raspatura o focatura dell´apice delle setole ascendenti.

Così come la foratura dell´apice della setola, anche la creazione di disegni, ovvero linee di discontinuità della muraglia, è utilizzato nel trattamento di setole ascendenti incomplete.
Queste figure sono ottenute mediante l´utilizzo della raspa, del coltello o di strumenti incandescenti.
Dalla bibliografia consultata, risulta che le figure utilizzate sono diverse. Si passa da una semplice fessura perpendicolare alla setola, a livello dell´apice, alla creazione di una figura ad "X", il cui centro corrisponde all´apice della frattura.
Tra le possibilità è stata anche riportata la solcatura, con strumenti incandescenti, di un triangolo invertito la cui base passa per l´apice della setola, mentre la punta si trova lungo la setola stessa. A livello della punta del triangolo, un altro solco, parallelo alla base di questo, deve attraversare la setola. A questo trattamento va affiancata l´asportazione di un frammento di muraglia, posteriormente alla setola, per eliminare il carico in quel punto.
E´ sempre bene aiutare tutti i trattamenti di raspatura e solcatura ponendo due barbette lateralmente alla setole.

2. Utilizzo di materiali plastici.

Storicamente i primi materiali plastici utilizzati nella riparazione della muraglia provenivano da diversi rami industriali, come, per esempio, la vetroresina utilizzata in carrozzeria. Col tempo, poi, la continua richiesta in campo ippiatrico di materiali sempre più mirati ha portato alla nascita di un´industria volta esclusivamente alla ricerca e produzione di materiali il più simili possibile all´unghia del cavallo.
Perché un materiale sia idoneo alla riparazione della muraglia, deve possedere alcune caratteristiche imprescindibili:
- Elevata adesività alla muraglia;
- Resistenza meccanica ed elasticità simili a quelle della muraglia;
- Facilità d´uso in condizioni di campo;
- Innocuità per il cavallo e per l´operatore.
Attualmente, i prodotti che rispondono a queste caratteristiche sono quelli appartenenti a due famiglie chimiche: i polimetilmetacrilati (PMMA) ed i poliuretani.
Le due famiglie presentano caratteristiche simili, con solo lievi differenze. Per esempio, i PMMA hanno il vantaggio, rispetto ai poliuretani, di poter essere utilizzati in combinazione con strisce di vetroresina, Kevlar o carbonio, producendo riparazioni molto forti. Allo stesso tempo però, presentano l´inconveniente di produrre vapori tossici durante la catalizzazione, rendendo indispensabile l´utilizzo della maschera di protezione.
Altre differenze si incontrano nella preparazione della muraglia che entrerà in contatto con il materiale plastico. Per i composti di entrambe le famiglie è necessario, inizialmente, pulire minuziosamente lo zoccolo e, quindi, livellare con la lima la superficie. Successivamente la muraglia va preparata, pulendola con Acetone, se vengono utilizzati i PMMA, o con Alcool denaturato, se si utilizzano i poliuretani.
Fa eccezione a quanto esposto il trattamento con "hairpin" descritto da O´Grady che, al momento di ricoprire l´impianto, utilizza alcool denaturato pur impiegando un composto della famiglia dei PMMA.
Successivamente la superficie va asciugata con un getto d´aria calda.
Sia i PMMA che i Poliuretani, presentano due grandi inconvenienti: il costo e la produzione di calore, che si sprigiona durante i processi di catalizzazione e che potrebbe causare danni termici ai tessuti vivi sottostanti.
Per ovviare a quest´ultimo problema, Castelijns suggerisce, in caso lo spessore del tessuto cheratinizzato sia troppo sottile, di applicare preventivamente uno strato di resina. Nel caso invece il derma sia esposto, oltre alla resina, sotto la ricostruzione va inserito un drenaggio. Tutti gli Autori incontrati in bibliografia sconsigliano vivamente l´utilizzo di materiali plastici in presenza di segni d´infezione, pena il sicuro insuccesso del trattamento, con propagazione dell´infezione ai tessuti vicini, e con un possibile e pericoloso interessamento della terza falange.
L´utilizzo dei materiali plastici presenta comunque una grande versatilità d´utilizzo. Possono essere usati da soli o, nel caso dei polimetilmetacrilati, in associazione a strisce di vetroresina, Kevlar o carbonio. Possono, in entrambi i casi, essere utilizzati in associazione ai diversi impianti per la sutura delle setole precedentemente esposti.
Riassumendo, l´utilizzo dei materiali plastici può avvenire in quattro modi:
1. Utilizzo di materiali plastici da soli.
2. Utilizzo di materiali plastici + scheletri composti da altri materiali (Vetroresina, Kevlar, Carbonio).
3. Utilizzo di materiali plastici in associazione ad impianti per la sutura.
4. Utilizzo di materiali plastici in associazione ad impianti per la sutura delle setole + scheletri composti da altri materiali (Vetroresina, Kevlar, Carbonio).
L´utilizzo delle plastiche in associazione agli impianti di sutura, con o senza gli scheletri d´altri materiali, è stato già segnalato. Queste vengono utilizzate con un duplice scopo, aumentare la tenuta dell´impianto e proteggerlo dall´ambiente esterno.
Quando i materiali plastici vengono utilizzati da soli, oltre alla preparazione meticolosa dell´unghia, si deve provvedere ad ancorarlo in modo durevole all´unghia.
Stashak suggerisce l´utilizzo di una piccola fresa, che permette di scavare la setola, creando uno spazio lungo l´intera lunghezza della stessa, avente forma triangolare con la base rivolta verso l´interno della muraglia e profondo fino alla fascia interna dello strato medio. Inoltre, deve essere creata una serie di fori trasversali a partenza dalla muraglia lateralmente ai margini e terminanti all´interno dell´area creata. Dopo aver riempito di resina l´interno del triangolo si deve applicare la plastica, facendo attenzioni che penetri nei fori trasversali e nell´area creata, in parte già occupata dalla resina.
Per mantenere ancorata la plastica, è anche possibile applicare delle viti sulla muraglia. Questa tecnica d´ancoraggio, oltre che di difficile messa in pratica, è oggi superflua, viste le notevoli capacità adesive dei nuovi materiali. In nessuna delle fonti bibliografiche più recenti, infatti, è segnalata la necessità di lavorazioni come forature o applicazione di mezzi d´ancoraggio per ottenere una buona adesività all´unghia.

Trattamento delle setole con sepsi

L´infezione è sicuramente una delle complicazioni più gravi cui può andare incontro una setola. La soluzione di continuo, la cui localizzazione a livello del piede, sempre a contatto col terreno, e la sua particolare meccanica, fatta di un continuo aprirsi e chiudersi, ne favoriscono la contaminazione da parte di batteri. Riguardo al comportamento da osservare di fronte ad una setola con segni di sepsi, gran parte degli Autori sono concordi nell´affermare che questa non può essere chiusa prima di un adeguato trattamento medico.
Unica voce fuori dal coro, è quella di Blackford et al., che, descrivendo la tecnica con il ATBD, anche in corso d´infezione suggerisce la riparazione della setola, aggiungendo però un drenaggio sopra i tessuti sensibili ed una terapia medica topica fino alla risoluzione dell´infezione e la cheratinizzazione dei tessuti.
Nel caso ci siano tessuti sensitivi esposti, alcuni Autori ritengono che questi non possano essere utilizzati come substrati per l´applicazione di compositi e quindi sia necessario attendere la loro cheratinizzazione.
O´Grady invece ritiene che, in caso d´esposizione del derma, l´applicazione di un drenaggio sia sufficiente a ridurre il rischio d´insorgenza di un´infezione. Il drenaggio deve essere coperto con mastice medicato e con composito. Il trattamento medico, in corso d´infezione, consiste in una buona pulizia locale della lesione con prodotti disinfettanti a base di iodio e/o soluzioni con Sali d´Epsom.
La terapia topica con disinfettanti deve essere portata avanti per 2-6 giorni.
In un loro lavoro, durante la risoluzione di una setola in punta, completa e profonda in un puledro trattato con placca e viti, Watson ed O´Grady affiancano ad una terapia topica con disinfettanti l´utilizzo sostanze antimicrobiche ad ampio spettro (sulfametazone/trimetoprim alla dose di 30 mg/Kg due volte al giorno per via orale) e, per alleviare il dolore, consigliano la somministrazione di un antinfiammatorio ogni qual volta questo fosse manifesto (1 mg/Kg di Flunixin meglumine per via orale una volta al giorno).

3. Pareggi e Ferrature terapeutiche.

Il pareggio e la ferratura terapeutica nel trattamento delle setole, in associazione o meno alle varie tecniche sopra descritte, sono tra le terapie più antiche utilizzate in questa particolare patologia del piede ed anche le più utilizzate, essendo sempre, qualunque tecnica di riparazione si utilizzi, necessarie ed, in moltissimi casi, indispensabili.
Le finalità del pareggio e della ferratura in corso di setole sono quelle di scaricare il più possibile dalle pressioni le zone di muraglia lesionate e, possibilmente, di diminuire i movimenti dei margini.
In caso di setole in punta, il trattamento consigliato è quello di abbassare la superficie d´appoggio su ogni lato della setola di 3,5 cm, in modo da scaricare la zona dalle pressioni. E´ anche consigliato il posizionamento di due barbette sui margini della lesione, impedendo così un´eccessiva dilatazione degli stessi durante l´appoggio. Questa tecnica richiede però una pulizia giornaliera dello spazio scavato tra muraglia e ferro per evitare che, il riempirsi di terra o quant´altro, ne vanifichi l´effetto.
Altra possibilità è pareggiare il piede abbondantemente in punta e applicare un ferro sbarchettato in modo da facilitare lo stacco e diminuire le pressioni a livello della punta. Il ferro sbarchettato viene ottenuto da un normale ferro lavorato in modo tale da sollevarne leggermente la punta, creando sullo zoccolo una depressione corrispondente.
Per quanto concerne il pareggio e la ferratura in corso di setole ai quarti, sono due i tipi di ferro che gli Autori considerano migliori. I ferri a mezza traversa, con la traversa che deve premere sul fettone ed i ferri a cuore (Immagine 44) che permettono di scaricare dalle pressioni i talloni e i quarti sia mediali che laterali.
In entrambe le ferrature è consigliato "dar aria al ferro", ovvero abbassare l´unghia nella regione interessata dalla setola fino ai talloni compresi, in modo da non far toccare muraglia e ferro. Questa tecnica è, da alcuni Autori, sconsigliata, poiché lo spazio creatosi implicherebbe un movimento di sforbiciata della scatola cornea.
Altra possibilità consiste nell´applicazione di ferri a 3/4 che prottegono il quarto e tallone affettato. I ferri a 3/4 sono ferri normali a cui viene tagliato il ramo dal lato della setola e all´altezza di questa. Colahan consiglia, poi, l´utilizzo di cuscinetti ammortizzanti, parziali o completi, mentre Stashak indica nella forgiatura di due barbette ai lati della setola un ulteriore aiuto nella terapia.
Riguardo alle setole ai talloni, il trattamento è simile a quello delle fratture ai quarti. Stashak ritiene che di fronte a queste setole basta "dar aria al ferro" ed eseguire una pulizia giornaliera dai detriti, e Castelijns consiglia, in caso la setola ai talloni interessi anche la barra, di fare una resezione radicale di tutta la porzione di muraglia posteriore alla setola fino alla corona.
Loree descrive un trattamento consistente nello scaricare tutte, o in parte, le pressioni dalla muraglia alla suola, ottenendo la scomparsa delle setole senza l´utilizzo di grappe, barbette o adesivi. Il trasferimento di pressioni sulla suola può essere ottenuto, o con un notevole pareggio della muraglia oltre il limite inferiore della suola, con la precauzione di far camminare il cavallo su terreni molto soffici, o con l´ispessimento artificiale della suola. Secondo Loree, queste tecniche permetterebbero una ripartizione delle pressioni dal 100% sulla muraglia, al 50/50% tra muraglia e suola, al 100% sulla suola.
L´ispessimento artificiale cui si riferisce l´Autore, è un sistema da lui inventato e utilizzato, il 5S Equine Sole Support System, costituito da una pasta (polivinilsiloxano) che aderisce uniformemente a tutte le cavità della suola. Questa pasta, una volta asciutta, fornisce un supporto di gomma e una superficie piana di appoggio. A copertura questa pasta si utilizzano due suolette realizzate in un materiale simile alla gomma dei pneumatici, che, con la parte centrale copriranno la suola ed il fettone, inserendosi nella circonferenza interna del ferro, mentre con la porzione periferica si fisseranno tra zoccolo e ferro. Le due solette si distinguono per il loro spessore. Infatti, una arriva allo stesso livello del ferro normale, mentre l´altra lo supera.
L´Autore, però, riconosce che non è sempre possibile spostare tutto il peso sulla suola, soprattutto per lunghi periodi, dovendo valutare anche la qualità dei terreni. Dopo questa ferratura, il cavallo deve essere lasciato in libertà.